12/01/18 19.45 / di Silvia Cefaro
Un ragazzino che cammina deciso con la sciarpa dei Gunners legata al polso, Baba O’Riley degli Who che parte in sottofondo e la famosa battuta “noi non supereremo mai questa fase”. Per gli amanti del pallone, e soprattutto del calcio di una volta, la scena di “Febbre a 90°” è perfetta, perché riesce a condensare in pochi secondi la passione allo stato puro che lega un tifoso alla propria squadra del cuore.
Oggi, si sa, il football non è più quello che ci raccontava Nick Hornby, l’autore del romanzo da cui è stato tratto il film in questione: si è persa un po’ la magia e la semplicità del gioco in sé e si è dato invece sempre più risalto alla sua spettacolarizzazione; è successo al basket, al tennis e, in definitiva, allo sport in generale. È anche vero, però, che per certi aspetti la sport industry è cambiata anche in positivo, soprattutto grazie alla tecnologia, che ha consentito di migliorare sia le performance degli atleti (attraverso l’analisi sempre più accurata dei dati) che la qualità della fruizione degli eventi sportivi da parte di tifosi e spettatori.
In primis a essere più engaged sono proprio i supporter, sempre più al centro delle strategie dei club che cercano di coinvolgerli prima, durante e dopo il match. FC Barcelona (Liga), Los Angeles Dodgers (squadra professionista della Major League Baseball) e Philadelphia 76ers (NBA) ad esempio, hanno deciso di investire nella creazione di hub, incubando start-up per riuscire ad aumentare il coinvolgimento dei propri sostenitori. Anche l’Arsenal, squadra del cuore di Paul, il protagonista del romanzo di Hornby, ha ideato il programma Arsenal Innovation Lab. Al centro proprio la fan experience: arricchire l’esperienza live durante le partite e sfruttare ulteriormente la portata dei canali e delle esperienze digitali così da consentire ai fan in tutto il mondo di mostrare il loro sostegno al club. Un modo per essere sempre più vicini ai propri fan (e per porli al centro del proprio business).
Un altro cambiamento significativo riguarda il luogo simbolo del calcio: lo stadio, in cui esperienza fisica e digitale arriva quasi a fondersi. Tutto è cambiato: pensate ad esempio alle partite in realtà virtuale inaugurate lo scorso anno in occasione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid: lo spettatore poteva scegliere la telecamera da cui vedere il match e provare la sensazione di essere fisicamente presente sugli spalti.
Proprio sulla realtà virtuale punta forte il Real Madrid, che ha in cantiere un megaprogetto per il 2021. È in programma la costruzione di un immenso museo nell’Isola di Hengqin in Cina interamente dedicato alla squadra madrilena e basato sulla realtà aumentata. I fan dei blancos potranno vivere l’esperienza unica di allenarsi “virtualmente” accanto ai loro idoli Cristiano Ronaldo o Gareth Bale.
Viene spontaneo chiedersi che ne penserebbe proprio lui, il protagonista di Febbre a 90° di tutto questo. Forse non apprezzerebbe il wi-fi negli stadi o i “calciatori mercenari” e le pay TV e il loro “calcio spezzatino”. D’altra parte, però, quanta sofferenza in meno per Paul se ci fosse stata la tecnologia del VAR a supportare controverse decisioni arbitrali?
In cover, gli ex-calciatori Ronaldo e Ronaldinho a un evento Fifa. Via WorldCup2018
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